Il calore contabilizzato che raffredda gli animi in condominio

Se vivete in condominio, sapete certamente che il riscaldamento è una delle questioni scottanti della vita condominiale.

La temperatura confortevole per vivere varia da persona a persona: c’è chi batte i denti a 25 °C col maglione e chi sta in maniche di camicia con il termo freddo. Sono preferenze lecite, perché in casa ciascuno ha diritto al prorio comfort.

I problemi però sorgono, come sempre, quando è ora di pagare: chi non ha mai assistito ad assemblee di condominio in cui gli animi si sono accesi sulla bolletta del gas può ritenersi fortunato. In genere, i condòmini calorosi sostengono malvolentieri le spese di riscaldamento imputabili, secondo loro, a degli spendaccioni con il termo sempre a mille, e i freddolosi si rifiutano di modificare le proprie abitudini di vita per dei taccagni attaccabrighe. Il quadro è familiare?

Alle volte, un po’ come soluzione un po’ come ripicca, qualcuno se ne esce con “Basta, mi metto il riscaldamento autonomo e pago solo quel che consumo!”. Purtroppo, un impianto autonomo difficilmente può eguagliare le prestazioni energetiche di un grande impianto centralizzato, e la frammentazione degli impianti si traduce generalmente in maggiori spese, dovute al consumo ma anche a installazione, manutenzione, verifica, idraulica, pittura, canne fumarie. Con insoddisfazione di tutti che si esprime, ancora una volta, in assemblea.

Con l’impianto centralizzato, del resto, l’orario di funzionamento uguale per tutti raramente soddisfa le diverse esigenze, economiche e pratiche, dei condòmini, e il criterio di ripartizione della spesa, basato sui millesimi di proprietà, è del tutto approssimativo e iniquo, non tenendo conto di quanto tempo ogni condomino passa in casa e come usa il riscaldamento.
Di qui le mille telefonate che ogni anno gli amministratori ricevono, con richieste di alzare, abbassare, accendere prima o dopo l’impianto, e le interminabili discussioni in assemblea che in genere non lasciano contento nessuno.

Da qualche anno però, complice la tecnologia che si affina, sono disponibili sul mercato i subcontatori (i cosiddetti “contatorini”), ossia dei dispositivi che tracciano il consumo di gas di ciascuna utenza, imputando a ciascuno le spese secondo consumo.

Un sistema che la legge 10/91, il D.P.R. 412/93 ed il D.P.R. 551/99 sul Risparmio Energetico e la Sicurezza degli impianti di riscaldamento hanno introdotto già dieci anni fa. Il D.P.R. 551, in particolare, prevede l’obbligo di installazione di sistemi di contabilizzazione del calore nei nuovi edifici con licenza edilizia successiva al giugno 2000. In Europa, per darvi un’idea, questi sistemi sono attivi da quarant’anni, perché Paesi come Germania, Francia, Austria e Danimarca li hanni imposti come obbligo di legge.

I sistemi permettono di termoregolare a piacere gli ambienti in base ai propri gusti, accendendo e spegnendo i termosifoni, anche diversificando la temperatura tra le stanze.

Mano a mano che le Regioni faranno proprie queste tendenze, assisteremo alla diffusione di questi sistemi nei condomini italiani, con un probabile miglioramento del rapporto costi/benefici del riscaldamento domestico, e probabilmente della qualità media della vita condominiale.

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